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Privacy 2_0

Page history last edited by Armando Leotta 14 years, 1 month ago

Gli obiettivi degli hacker in ambito Web 2.0 non sono più le reti di computer ma le informazioni e le proprietà intellettuale memorizzate nel web. Pertanto non sono più sufficienti i classici mezzi di difesa, il termine privacy 2.0 intende delineare un nuovo approccio alla gestione della privacy adeguato al Web 2.0.

 

Coinvolge il furto di identità nei social network, la consapevolezza ed il diritto all’oblio, e la definizione stessa di social network. Tanti argomenti, tanti aspetti legati alla privacy diversi ma che si sovrappongono in più punti formando una sorta di grafo multidimensionale che assume delle connotazioni diverse in base al punto di osservazione.

Sembra strano parlare e soprattutto esigere un certo grado di privacy in un ambiente 2.0 legato sempre più alle reti sociali ed alla condivisione.

La questione viene spesso semplicisticamente etichettata come un falso problema: “se voglio mantenere la mia privacy non mi registro ad un social network“. Posizione esasperata infruttuosa: deve esistere una soluzione mediatrice che passa dalla consapevolezza del mezzo, del suo utilizzo reale e potenziale.

Sebbene da un punto di vista statistico la platea di utenti dei social network non è così giovane come si potrebbe pensare, è opportuno vedere il fenomeno da una prospettiva diversa.

Consapevolezza.

Quanti di noi, utilizzatori ad esempio di Facebook, hanno verificato le impostazioni della privacy? Quanti hanno letto i termini di accettazione del servizio in fase di registrazione? Quanti hanno monitorato i loro cambiamenti?

Quanti hanno realmente la percezione di cosa sia il datamining, il behavioral advertising, profilazione massiva? Quanti si sono interrogati sulla “gratuità” di Facebook? Quanti sanno dove vanno a finire i propri dati?

Certo, quello che noi intendiamo fornire, non necessariamente dati reali.

Facebook in particolare è il primo strumento di profilazione massiva, volontaria e comportamentale destinata a creare la base dati privata del settore più dettagliata e completa mai vista.

I gruppi, gli album, i commenti, le chat, le amicizie, l’essere fan di qualcuno o qualcosa, lo stato sentimentale, l’orientamento politico, l’orientamento religioso, il gradire un commento, un seguire un link da facebook verso l’esterno e viceversa, gradire o meno una pubblicità, creare o meno gruppi, reti specifiche, ex-compagni di scuola, di lavoro, di università, di viaggio e chi più ne ha più ne metta.

Ogni evento che scateniamo rappresenta uno o più item che veicolano informazioni che concorrono a creare un contesto informativo e comportamentale più esteso che è appetibilissimo dalle società di marketing (e non solo).

 

Definizione contestuale di social network ed osservazioni

 

A valle delle considerazioni ed al contesto delineato risulta più semplice riuscire a definire cos’è un social network.

Una rete di informazioni condivise o, in sintesi, identità digitali condivise.

Si completano, si intrecciano, si sovrappongono ma costituiscono parte di un “io digitale” multidimensionale che trae origine dalla curiosità del nuovo strumento tecnologico e dalla possibilità, per certi versi, di avere meno barriere dell’”io reale” in cui troppo spesso non si può essere apertamente sè stessi.

In questo scenario, è ancora possibile parlare di furto di identità quando le informazioni oggetto di “furto” sono state rese dalla “vittima” stessa più o meno consapevolmente?

E' più corretto parlare di “appropriazione” di identità?

C'è una profonda e determinante differenza che andrebbe valutata e normata di conseguenza.

 

Privacy 2.0: nuove generazioni, nuove responsabilità

 

Demonizzare non serve, occorre invece essere consapevoli e responsabili soprattutto verso le nuove generazioni.

Queste ultime sono nate e cresciute in cui è “normale” usare certi mezzi e vengono usati con la leggerezza e l’ingenuità propria della loro età.

E’ giusto che sia così: non devono essere le nuove generazioni a crescere troppo in fretta perchè noi diamo loro a disposizione dei mezzi potenzialmente pericolosi.

Piuttosto, abbiamo noi il dovere di essere al loro fianco ed indicare loro un uso responsabile, attento e consapevole.

Le attenzioni e la prudenza non sono mai troppe visto che, in rete più che nella vita privata, non esiste il concetto di diritto all’oblio.

Non è fantascienza ipotizzare di essere scartati ad un colloquio di lavoro perchè, anni prima, avete pubblicato bravate di cui, anche volendo, non avete sempre la possibilità o le competenze per una totale e definitiva rimozione.

La rete va verso il web semantico, verso il web 3.0 e sempre più ricorda, copia, clona, veicola, salva, archivia anche a nostra insaputa per innumerevoli motivi e tecnicismi.

Noi esperti di sicurezza, di comunicazione online, noi con il “doppio cappello” lo sappiamo bene e abbiamo il dovere di alzare la mano per porre la questione all’attenzione di tutti.

La condivisione e la consapevolezza sono le strade da seguire per contestualizzare ed affrontare responsabilmente la problematica Privacy 2.0 veicolando anche attraverso lo stesso web 2.0 messaggi chiari, casi di studio ed esempi concreti di approcci e scenari che ne possono scaturire.

 

 

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